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martedì 30 gennaio 2007

Una realtà tra il sogno e la fantasia

Ciao! Vi propongo una breve presentazione del romanzo, che riassume il contenuto e i miei intenti.

Gli eredi di Vespasiano è una favola moderna, un libro carico di tematiche e variegato in tutto il suo intreccio narrativo.
Scenario dell'intera storia è il delizioso Borgo del Forno, un immaginario paesello medioevale ipotetico, che rappresenta e compendia tutti gli aspetti e le caratteristiche del Cicolano, regione montuosa tra il Lazio e l'Abruzzo, all'estremo lembo orientale della provincia di Rieti.
La passione per la storia di questo territorio e alcune problematiche antiche e attuali mi hanno spinto a comporre il romanzo, che racchiude in sé messaggi volti a suscitare riflessioni su argomenti vari, in primis l'abbandono dei piccoli centri che muoiono.
Protagonista del racconto è Vespasiano, non il grande imperatore della Roma Antica, bensì il Conte Ottorini D'Orlandi, che novantenne abita con la sua devota assistente Alda e con il figlio di questa, Donato, nel palazzo cinquecentesco del fantastico, ma verosimile, paesino spopolato della Valle del Salto. Un infarto improvviso ed un forte senso di solitudine inducono l'anziano gentiluomo a fare un bilancio della propria vita, considerando la labilità dell'esistenza umana, la perdita di parenti ed amici e la morte della sua terra natale, che vorrebbe, però, di nuovo piena di vita. La tranquillità di Palazzo Ottorini viene inoltre insidiata da una serie di vicissitudini legate a due lontani parenti di Vespasiano, unici discendenti per via dinastica che, intenti a rivendicare la loro eredità e spinti dal vizio del gioco d'azzardo, arrivano a denunciare il nobile parente, che considerano incapace di intendere e volere. Tuttavia, la piena lucidità, la grande perizia e le giuste amicizie del vecchio conte tentano di arginare, in un clima di serenità, il nuovo affronto e, nonostante la difficile situazione contingente, l'amore al paese natale e l'affetto verso i suoi compaesani spingono l'anziano letterato ad organizzare, in occasione del ferragosto del 2004, una grande festa a Borgo del Forno, che rivive gli antichi splendori di un tempo grazie alla partecipazione di chi, anni prima, fu costretto ad emigrare altrove. Il tutto è condito con la notizia di lasciti che il conte ha intenzione di effettuare a beneficio dei suoi concittadini, che alla fine saranno partecipi soprattutto di un'eredità "spirituale"...
Intorno all'intreccio, si articolano ampie digressioni, frutto di una saggezza popolare cicolana e di un'attenta documentazione storica: si va dalla ricetta delle "sagne" e della "pizza rentorta" alla descrizione del ballo della "pantasima", dal quadro storico di alcune località significative, come Fontefredda e Poggio Poponesco, alla ricostruzione agiografica della vita e dei miracoli di Santa Filippa Mareri, la Santa del Cicolano per eccellenza. Non mancano inoltre riferimenti a luoghi importanti della Valle del Salto, di cui spesso parlo con un linguaggio puntuale, come in una guida turistica.
Oltre alla storia interna alla narrazione, dunque, intendo proporre, attraverso questo piccolo lavoro, una sensibilizzazione affinché venga riscoperto un territorio pieno di risorse e tanto vicino a Roma, ma oggi quasi interamente ignorato, con la speranza che sia sempre viva nella coscienza di ognuno la tristezza di un paese abbandonato, che muore.

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